Al dott. Floris

Sì va be’ prof… ma quante pagine so’?” “Ma ragazzi … circa duecento, massimo due e cinquanta…. trecento… scritto largo, poi scorre … “.

 Di solito è questa la prima domanda e, conseguentemente, la prima risposta, quasi un’excusatio non petita, quando ad una classe si propone di leggere un libro.

Un libro, ma stiamo scherzando?

Un oggetto del desiderio per noi insegnanti di un tempo poi non così remoto, per i nostri alunni un nemico dell’ordine pubblico, della tranquilla vita sui social, della comunicazione breve e per lo più povera e scorretta, qualcosa di inutile, ingombrante e potenzialmente dannoso.

 Eppure il suo “Gioco “ha avuto un effetto speciale.

Prof … cento pagine in un giorno”. “Prof… non me lo credevo, però mi sono appassionato … certo il finale non me lo aspettavo”.

E i tanti interrogativi sui poeti maledetti, la curiosità sugli scrittori citati nel romanzo, sui tanti libri che ne costituiscono la trama e la domanda imbarazzante “… ma lei prof. li ha letti tutti ?”

 Grazie, dottor Floris, per aver avvicinato i nostri alunni al magnifico mondo della lettura, per averli fatti riconoscere in Momo e Francesca, per aver fatto loro desiderare un prof., un po’ sgualcito ma tanto colto, come Paolo Romano o aver visto in lui lo stesso sguardo e la stessa passione dei loro insegnanti, forse come mai avevano fatto prima.

 Grazie per aver dato l’immagine di una scuola viva, fatta di persone e di idee.

 Grazie per aver lasciato nei nostri giovani lettori la nostalgia per quei personaggi che sono entrati nelle loro vite e che sono diventati un po’ parte di loro. Che dire poi della Riccobono o del Montecristo? Come non ricordarli per le loro utopiche teorie, con un misto di stupore e simpatia? Per non parlare della magica Morgana, del suo secondo banco, delle sue scelte difficili, o di Rossella, certo ambigua e sfuggente ma non priva del fascino di un’intelligenza non comune anche se perversa. E poi gli altri, dall’ispettrice Nilde al Santamaria, fino al narcisista prof. Pastore, tutti con un tratto della loro personalità stampato nella mente e nei cuori dei lettori di questo suo romanzo, un giallo che è anche un romanzo di formazione ma che soprattutto è una conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.”

 

Grazie per credere ancora nella scuola

 

Gli insegnanti, le studentesse e gli studenti dell’“I.I.S. Borsellino e Falcone” di Zagarolo.

 

 

 

 

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